La Comunità Europea ‘taglia i viveri’! Con la nuova legge, dal 2014 ridotto il sostegno alimentare per i bisognosi anche in Italia

Pubblicato il 2 Mag 2013

Allarme del Banco Alimentare da un convegno a Firenze. Saranno in enormi difficoltà anche Caritas, Croce Rossa, Comunità di Sant’Egidio

Drammatica riduzione di cibo e di alimenti per i bisognosi a livello europeo, dal primo gennaio 2014, con la decadenza della legge Pead (Programma Europeo di Aiuti Alimentari agli Indigenti) che, dal 1987, ha assicurato ogni anno per tutti i Paesi dell’Ue generi primari alle associazioni di volontariato, corrispondenti ad un valore annuo complessivo di 580 milioni di euro. L’allarme è stato dato stamani all’Auditorium dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze in occasione di un convegno promosso dalla Fondazione per la Sussidiarietà e dall’Associazione Banco Alimentare della Toscana col contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze (che da anni sostiene l’esperienza del Banco in tutto il territorio regionale) e col Patrocinio di Confindustria Firenze.

”La legge Pead – ha spiegato Andrea Giussani, presidente della Fondazione Banco Alimentare Onlus – ha consentito fino ad oggi di destinare le eccedenze agricole agli indigenti dei Paesi dell’Unione Europea; si tratta di tonnellate di generi primari (come olio, pasta, riso, latte) che, associazioni come la nostra, distribuiscono quotidianamente a oltre 1.800.000 poveri in tutta Italia e che costituiscono una grossa parte del totale di generi alimentari che abbiamo a disposizione. Con la cessazione di questa legge, dal primo gennaio 2014 e solo in Toscana, tanto per fare un esempio, ci troveremo improvvisamente privi del 50% degli alimenti da distribuire con un drammatico aggravarsi del disagio sociale. Questo problema si riversa a cascata sulle strutture caritative da noi assistite quali Caritas, Croce Rossa, Comunità di Sant’Egidio”. ’’E’ pur vero – continua Giussani – che la Commissione europea ha proposto di riservare 2,5 miliardi di euro del bilancio totale dell’UE per continuare a finanziare l’assistenza europea agli indigenti, dando forma al futuro Programma all’interno della politica di coesione sociale. Questo contributo è da dividere nei 28 Stati membri e per una generica ‘lotta alle povertà’, dunque non rivolta espressamente all’ emergenza alimentare. La preoccupazione è davvero molto forte anche perché, nell’Unione europea 79 milioni di persone vivono ancora al di sotto della soglia di povertà e, nel 2011, 18 milioni di cittadini europei hanno beneficiato del Pead. Riteniamo primario che l’azione UE e del nostro nuovo governo nella lotta allo spreco alimentare sia indirizzata principalmente a incentivi che incoraggino il recupero delle eccedenze alimentari. Lottare contro lo spreco alimentare è una responsabilità di tutti e una questione di responsabilità sociale’’.

Per questa ragione il Banco Alimentare ha promosso il convegno durante il quale è stata presentata l’indagine ‘Dar da mangiare agli affamati. Le eccedenze alimentari come opportunità’ realizzata dalla Fondazione per la Sussidiarietà e dal Politecnico di Milano in collaborazione con Nielsen Italia. La ricerca ha rilevato che, ogni anno in Italia, vengono buttati via e non sono più recuperabili per uso alimentare 12,3 miliardi di euro di cibo consumabile (6,9 dai consumatori) pari a 5,5 milioni di tonnellate. Già oggi quasi un miliardo di euro di cibo viene recuperato e, per il futuro, l’obiettivo è portare sulla tavola dei poveri altri 6 miliardi di euro di cibo. In Toscana nel 2012, il Banco Alimentare ha assistito oltre 100 mila persone distribuendo 3.131 tonnellate di generi alimentari e la previsione è che quest’anno i bisognosi aumenteranno del 15-20 per cento.

Assieme a Carrai, sono intervenuti il presidente dell’Ente Cassa di Risparmio Giampiero Maracchi, il presidente Cesvot Toscana Patrizio Petrucci; il presidente della Sezione Alimentare di Confindustria Firenze Giovanni Belli, il presidente Fondazione Banco Alimentare Andrea Giussani, l’amministratore delegato Sammontana Leonardo Bagnoli, il professore ordinario di logistica e supply-chain mengament (Politecnico di Milano) e curatore della ricerca Alessandro Perego.

‘’Se da un lato questi risultati ci allarmano – ha rilevato Andrea Giussani – per i volumi di spreco evidenziati, dall’altro ci rassicurano sulle scelte intraprese e ci stimolano a dare il massimo. Questa ricerca rappresenta anche una finestra sulla realtà per tutti gli attori della filiera agroalimentare, industrie e distributori in primis, e mi auguro li stimoli a considerare sempre più ‘strategico’ il donare le proprie eccedenze a chi – come la Rete Banco Alimentare – con costanza e continuità quotidianamente combatte la povertà e il disagio sociale attraverso il recupero e la redistribuzione delle eccedenze”.

Entrando nel merito della ricerca, ha rilevato Alessandro Perego, ”emerge come dato fondamentale che quasi il 50% delle eccedenze generate nella filiera agroalimentare è recuperabile per l’alimentazione umana con relativa facilità, se lo si vuole realmente fare. Certo, occorre un gioco di squadra in cui le aziende della filiera – cooperative di agricoltori, produttori, grande distribuzione, catene di ristoratori – collaborano con intermediari qualificati in un contesto normativo che tenda a garantire la qualità senza però creare inutile burocrazia”.

‘’Sosteniamo a sempre il Banco Alimentare – ha sottolineato il presidente dell’Ente Cassa di Risparmio Giampiero Maracchi – perché riteniamo che, soprattutto in questo momento, il nostro impegno deve privilegiare esperienze che rispondono efficacemente ad una esigenza primaria della collettività. A quanti vi collaborano va la nostra gratitudine e riconoscenza. L’incontro di oggi ha evidenziato alcuni aspetti di notevole importanza sui quali tutti dobbiamo attivarsi certo non pensando di risolverli, ma almeno per attenuarne la gravità’’.

“In Italia – ha dichiarato il presidente Cesvot Toscana Patrizio Petrucci – si stima che vi siano 3 milioni e 600mila persone in difficoltà alimentare. Sono numeri drammatici che parlano di persone in difficoltà estreme. Il volontariato della nostra regione reagisce a questo progressivo impoverimento della popolazione con fatica, ma anche con la capacità di ri-orientare le sue attività concentrandosi sui tanti problemi sociali connessi a questa crisi, che non è solo economica. Posso confermare che, da parte nostra, l’interesse e l’attenzione non mancheranno, sia nei confronti delle attività ordinarie delle associazioni che nei confronti dei loro progetti futuri. Cesvot è a loro disposizione per favorire percorsi di crescita e di cambiamento, nonché reti di collaborazione”.

“Fino ad ora il nostro impegno si è sostanziato nel facilitare la possibilità delle nostre imprese di entrare in contatto con il Banco Alimentare, sfruttando le reciproche opportunità – ha sottolineato il presidente della Sezione Alimentare di Confindustria Firenze Giovanni Belli -. Il nostro impegno futuro, anche in vista del 2014, sarà fare in modo che questo dialogo nato fra imprese e Banco si rafforzi e raggiunga un sempre maggior numero di aziende. Su questo noi possiamo agire come facilitatori: le imprese devono conoscere meglio i servizi del Banco e questo può conoscere meglio le imprese presenti sul territorio che possono collaborare. Solo rafforzando questo dialogo si può arrivare ad un maggiore e completo utilizzo delle eccedenze disponibili”.

“Sammontana – ha sottolineato l’amministratore delegato della società Leonardo Bagnoli – collabora da tempo con onlus per la gestione delle eccedenze alimentari, tra le quali anche il Banco Alimentare. In Sammontana siamo convinti che il recupero delle eccedenze alimentari sia importante sotto tanti punti di vista: ha un impatto sociale estremamente positivo e consente a ciò che è stato prodotto con cura e passione di diventare alimento per le persone anziché essere distrutto diventando spreco. In Sammontana, producendo soprattutto prodotti congelati, quindi con date di scadenza lunghe, il tema delle eccedenze non è particolarmente rilevate anche perché poniamo grande attenzione alla programmazione della produzione. Ma nel caso di eccedenze, consideriamo la collaborazione con il Banco Alimentare una vera e propria responsabilità sociale dell’azienda”.

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