Le dimore storiche, una grande ricchezza per il territorio

Pubblicato il 13 Mag 2015

Le dimore storiche, una grande ricchezza per il territorio

L’Ente Cassa ha finanziato uno studio sul loro impatto economico

 ADSI-Associazione Dimore Storiche Italiane, l’associazione che riunisce i proprietari di dimore storiche presenti in tutta Italia, ha promosso oggi una tavola rotonda a Roma sul tema “Beni culturali: oneri o risorse? L’impatto economico del patrimonio storico-architettonico sull’economia del Paese”. Nel corso dell’incontro, tenutosi nella mattinata a Palazzo Colonna, è stato dibattuto il contributo dato dai beni culturali, anche privati, al sistema Paese, in molteplici forme: dal richiamo turistico, di impatto rilevante in particolare in ambito sia nazionale che locale; alla creazione di posti di lavoro; all’indotto legato a manifestazione culturali ed eventi promossi su base locale; non da ultimo, al rilevante gettito fiscale, legato in particolare all’elevata tassazione sulle superfici degli immobili di proprietà privata, indipendente dall’eventuale generazione di un reddito. Alcuni dati preliminari emersi nell’ambito di un’analisi che Deloitte Financial Advisory sta conducendo per conto di ADSI Toscana (grazie al contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze rappresentata dal Vice Presidente Pier Luigi Rossi Ferrini), e che l’Associazione intende in seguito realizzare a livello nazionale, forniscono già prime indicazioni utili sull’impatto economico rilevante che le dimore storiche hanno nel campione della Provincia di Firenze.

In dettaglio, dallo studio condotto sul campione risulta che ogni 1000 occupati nella provincia di Firenze, 3 sono addetti ad attività connesse alla gestione e manutenzione delle Dimore Storiche. Il sistema Dimore Storiche della sola provincia di Firenze può quindi essere assimilato ad una grande azienda italiana, con circa 1000 dipendenti. Il sistema Dimore Storiche della provincia di Firenze ha garantito nel 2012 un gettito IMU di oltre 8 milioni di euro, pari al 4,5% circa del gettito totale della provincia e possiede una capacità di ricezione turistica pari al 6% del numero totale di strutture ricettive della provincia e il 7% del numero di camere del capoluogo toscano. Infine, circa il 25% delle Dimore Storiche private nella provincia di Firenze ospita attività pubbliche di interesse sociale, come mostre, sfilate, corsi, concerti.

 

Nel corso del convegno è stata inoltre presentata dal Professor Luciano Monti, Docente di Politica Economica Europea – Luiss Guido Carli, l’ipotesi dell’incidenza favorevole di una riduzione dell’Imposta Unica Comunale del 30% su un valore medio di tassazione per dimora storica stimato in 15.000 euro, condizionata ad investimenti per la valorizzazione delle dimore stesse (servizi per una migliore fruizione degli immobili, messa in rete con altre realtà del territorio, attività culturali e di promozione delle dimore, etc.). La riduzione dell’imposta genererebbe un circuito virtuoso, legato alle attività di manutenzione effettuate e all’IVA generata dalle attività culturali che ruotano attorno alla dimora stessa, corrispondente a un possibile gettito fiscale ulteriore massimo di 100-120 milioni di euro, parametrato sulle 50.000 dimore storiche presenti in Italia.

 

“L’obiettivo dell’analisi di impatto economico avviata oggi dall’Associazione Dimore Storiche Italiane” – ha dichiarato Morello Diaz della Vittoria Pallavicini, Presidente ADSI –  è dimostrare in modo evidente che il sistema Beni Culturali, in particolar modo quello privato, è fonte di risorse per il nostro Paese e non di costi. E’ infatti fondamentale comprendere il reale impatto dei beni culturali nel nostro sistema per avviare un ripensamento della politica, che individui strumenti e meccanismi non solo di conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale privato italiano ma anche di rifondazione e sviluppo del nostro sistema economico, cha dai beni culturali può trarre nuova linfa: dal turismo, alle realtà artigianali e di restauro che gravitano attorno ai beni culturali, alla produzione agricola d’eccellenza, alle iniziative culturali, fino alla moda e al design. Perché i beni culturali possano però esprimere appieno il loro potenziale di volano economico è necessario riconoscere la loro unicità, non solo in quanto beni di interesse storico-artistico e quindi vincolati, ma anche perché differenti e “inefficienti” nelle strutture e nelle conformazioni, tanto da rendere economicamente insostenibile l’equiparazione con altre tipologie di beni. E’ quindi importante sottolineare che qualsiasi forma di differenziazione sia riconosciuta – da un innalzamento della soglia di riduzione IRPEF, a meccanismi di deducibilità degli interventi di manutenzione, a una classificazione differente nell’ambito della riforma del catasto – rappresenta solo uno strumento per consentire al proprietario di conservare un bene di interesse pubblico che crea una ricaduta positiva sull’economia e sul territorio.”

 

Nel corso dell’incontro sono intervenuti Pier Paolo Baretta, Sottosegretario Ministero dell’Economia e delle Finanz; Ilaria Borletti Buitoni, Sottosegretario Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo; Cosimo Maria Ferri, Sottosegretario Ministero della Giustizia; Gianni Letta, Presidente Associazione Civita; Pierluigi Rossi Ferrini, Vicepresidente Ente Cassa di Risparmio di Firenz. Ha tenuto anche un breve intervento Claudio Tierno, Director Deloitte Financial Advisory. Alla tavola rotonda che ha concluso i lavori hanno partecipato Carlo Calenda, Viceministro Ministero dello Sviluppo Economico; Marco Carrai, Imprenditore; Emanuele Francesco Maria Emanuele, Presidente della Fondazione Roma; Fabio Gallia, Amministratore Delegato di BNL e Responsabile del Gruppo BNP Paribas in Italia; Ivanhoe Lo Bello, Imprenditore e Vice Presidente Confindustria; Luciano Monti, Docente di Politica Economica Europea – Luiss Guido Carli.

 

L’Associazione Dimore Storiche italiane, Ente morale riconosciuto senza fini di lucro, è l’associazione che riunisce i titolari di dimore storiche presenti in tutta Italia. Nata nel 1977, l’Associazione conta attualmente circa 5000 soci e rappresenta una componente significativa del patrimonio storico e artistico del nostro Paese. L’Associazione promuove attività di sensibilizzazione per favorire la conservazione, la valorizzazione e la gestione delle dimore storiche, affinché tali immobili, di valore storico-artistico e di interesse per la collettività, possano essere tutelati e tramandati alle generazioni future nelle condizioni migliori. Questo impegno è rivolto in tre direzioni: verso i soci stessi, proprietari dei beni; verso le Istituzioni centrali e territoriali, competenti sui diversi aspetti della conservazione; verso la pubblica opinione, interessata alla tutela e valorizzazione del patrimonio culturale del Paese.

 

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